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Dai cesti all’aspirina: il Salice

21 Marzo 2017mediaus

In occasione della decima edizione VerdeMura offre un approfondimento su un tema botanico di grande interesse: i salici. Un genere di alberi e arbusti dalle cortecce lucide e colorate ornamento del giardino invernale, primo annuncio della primavera con il loro vigore vegetativo.

Il salice ha accompagnato la storia dell’uomo dalla nascita della civiltà grazie alla facile reperibilità, alla veloce crescita con giovani rami lunghi, diritti e flessibili, un materiale ideale con cui legare oggetti, realizzare utensili, costruire cesti, nasse ma anche graticci e parti di edifici. La Bibbia ci descrive le rive del Giordano ricche di salici, comuni lungo i corsi d’acqua di tutta la Mezzaluna fertile. Gli antichi Egizi ci hanno lasciato nelle loro tombe le più raffinate realizzazioni di cesteria e di mobilio antichi prodotti con questo umile ma insostituibile vegetale.

Un patrimonio ereditato dalla cultura artigianale e contadina dell’Europa dove i salici hanno principalmente accompagnato il lavoro dell’uomo come alberi e arbusti da orto, coltivati sui confini e lungo fossati fra i campi, con le caratteristiche forme capitozzate, per ottenere sempre nuove giovani fronde da utilizzare anche solo per legare frutteti e viti a spalliere e pergole.

Con la nascita del giardino di paesaggio l’interesse per questo albero ha assunto una nuova vitalità a partire dal Salice piangente, Salix babylonica, originario della Cina giunto in Europa alla fine del XVII secolo. Diverse decine fra specie e varietà selezionate erano in coltivazione all’inizio dell’Ottocento, apprezzate per portamento, dimensioni, forme e colori di fusti e foglie.

La storia di questa specie ha un ulteriore capitolo: la corteccia del Salice bianco Salix alba e di altre specie del genere botanico, fu alla base di preparazioni medicinali contro la febbre, dolori e infiammazioni già dai tempi di Ippocrate e nella cultura di molte civiltà dell’emisfero boreale ma solo in epoca scientifica si comprese con sperimentazioni che quelle credenze erano pienamente fondate arrivando a identificare il principio attivo nel 1828: la salicina alla base della successiva sintesi sintetica dell’acido acetilsalicilico ossia la nostra Aspirina.

Iacopo Lazzareschi Cervelli
@lazzacerve

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